Le pagelle della quarta serata del Festival di Sanremo 2019.
Finalmente una delle serate più attese dagli amanti della musica, quella dei duetti del Festival di Sanremo, è andata in scena. Il cast della serata di ieri è stato a dir poco eccellente e super-variegato, tra grandi voci della nostra canzone, rapper, rocker e talenti veri.
Ecco le pagelle di questa straordinaria quarta serata del Festival. Scopriamo quali artisti sono riusciti a stupirci con le nuove versioni dei loro brani.
Sanremo 2019: le pagelle della quarta serata
L’unico ospite (annunciato) della serata è stato il Ligabue nazionale. Il rocker emiliano si becca un bel 7, media aritmetica del 6 striminzito per Luci D’America, del 7 convinto per Urlando contro il cielo (che manda in delirio l’Ariston) e di un 8 per l’omaggio a Francesco Guccini con Claudio Baglioni.
A sorpresa è apparso sul palco dell’Ariston pure il rapper Anastasio. Anche per lui un bel 7: la sua capacità di scrivere cose intense con un linguaggio molto giovanile è una qualità rara, da preservare e coltivare.
Federica Carta e Shade con Cristina D’Avena: 7
Senza farlo apposta rimane uno dei pezzi più radiofonici della kermesse. Shade e Fede cantano bene insieme, ma è la D’Avena a innalzare le sorti della performance, adombrando con la sua voce i due giovani colleghi. La ‘povera’ Federica ci prova a riprendersi un po’ la scena, ma con un ‘vecchia volpe’ come la Cristina nazionale non c’è nulla da fare!
Motta con Nada: 8
Motta cresce serata dopo serata, e con lui il suo pezzo. Il cantautore sembra avere più sicurezza con la chitarra in braccio e Nada al fianco. Dal canto suo, la Malanima parte così così, poi si riprende alla grande e dona un tocco di eleganza e signorilità a un pezzo che vuol fare il ribelle con il frac addosso. Conquista il premio per il miglior duetto.
Irama con Noemi: 6
Su La ragazza con il cuore di latta abbiamo già speso diverse considerazioni. Il brano continua a funzionare bene, e Irama lo canta meglio di altre sere. Noemi sembra avere dei problemi all’inizio, poi si riprende e con le sue venature blues dona un colore nuovo all’esibizione. Si rimane sul 6, ma stavolta un po’ più convinto.
Patty Pravo e Briga con Giovanni Caccamo: 5
Alla terza performance ormai si può dire: la Patty va avanti con classe e carisma, ma la voce non è più quella dei tempi migliori, com’è anche normale che sia. Ma rispetto alle altre sere la canzone sembra meno forzata, e il merito è soprattutto di Caccamo. Questo giovane ‘vecchio’ artista riesce a mettersi in relazione con la Pravo in un modo che proprio non si confà al volenteroso Briga. La nota stonata dell’esibizione è proprio l’ex Amici. Urge trovargli una via che si adatti alle sue qualità.
Negrita con Enrico Ruggeri e Roy Paci: 6
Il 6 della performance dei Negrita e i loro ospiti è una perfetta media tra questi voti: il 7 della tromba di Roy, sempre piacevole e mai di troppo; il 6 della band, che appare fin troppo sciolta e poco coinvolta arrivati ormai alla terza esibizione (guai a inserire il pilota automatico); il 5 di Enrico Ruggeri, che ieri non era nella migliore delle serate, quasi stesse improvvisando. Ma a un artista del genere si perdona questo e altro.
Il Volo con Alessandro Quarta: 7
Che sorpresa Alessandro Quarta! Il suo innesto riesce a trasformare la solita nenia d’autore de Il Volo in un pezzo di grande intensità, molto spettacolare. Un virtuoso del violino dall’attitudine da rockstar è quello che ci voleva per ringiovanire il trio dei ‘tenorini’. Se lo dovrebbero portare sempre dietro, ne gioverebbe il loro appeal su un pubblico meno… ‘maturo’.
Arisa con Tony Hadley: 6
Nel corso delle serate Arisa è sembrata perdere un po’ di smalto. Anche ieri è apparsa alle prese con qualche problemino, palesato attraverso piccoli gesti d’insoddisfazione. Tony è comunque riuscito, con la sua aria paciosa, a donarle calma nel momento più difficile, permettendole di risalire. Il brano si mantiene piacevole, ma da questo duetto ci aspettavamo sinceramente qualcosa in più.
Mahmood con Gué Pequeno: 7
Ahia, Mahmood. Questa è la prova che la tendenza odierna a voler mettere sempre una strofa rap nei brani non è sempre la più giusta. Gué Pequeno non aggiunge nulla all’intrigante Soldi, e anzi toglie spazio (e quindi pathos) al cantato ipnotico del valente artista italo-egiziano. Fortunatamente lo spazio dedicato al rapper dei Club Dogo è tutto sommato breve, e Mahmood riesce a limitare i danni. Rispetto alla seconda esibizione è comunque un passo indietro.
Ghemon con i Calibro 35 e Diodato: 8
Quanto ne guadagna Rose viola con questo nuovo arrangiamento curato dai Calibro 35! Anche Ghemon, che è tornato per una strofa al rap, è apparso più sciolto delle altre sere, e la sua voce ‘plasticosa’ si è sposata davvero bene con quella più melodica di Diodato. Meglio di così era difficile fare.
Francesco Renga con Bungaro: 4
L’ex Timoria canta bene stavolta, molto meglio delle altre sere. Certo, Bungaro lo aiuta togliendogli buona parte del lavoro, ma perlomeno Francesco inizia a dare segni di ripresa. La canzone però rimane sotto gli standard che ci aspettavamo da lui, e non basta la danza dell’Abbagnato a distrarci dalla piattezza di questa composizione. Peccato.
Ultimo con Fabrizio Moro: 7
Ultimo e Moro, che sono anche grandi amici, rimangono distanti, l’uno dietro il pianoforte a coda, l’altro seduto sullo sgabello con la sua malinconica chitarra. Si cercano spesso con lo sguardo, e le loro voci si amalgamano benissimo. L’arrangiamento è più ricco di quello delle altre sere, ma Ultimo sembra farsi coinvolgere un pelino di meno. Per la finale ci aspettiamo uno sforzo emotivo in più.
Nek e Neri Marcorè: 9
Il brano e la performance (molto ruffiana) sarebbero forse da 8, ma regaliamo a Nek un voto in più per l’aver avuto il coraggio di presentare un arrangiamento stravolto rispetto al brano originale, cosa che altri artisti non hanno osato. Si vede che dietro c’era un’idea e molto studio. Anche da questo si riconoscono i veri artisti.
Boomdabash con Rocco Hunt e i Musici cantori di Milano: 5
Rimaniamo della stessa idea della seconda esibizione. Il brano è simpatico, ma ha la capacità di annoiare presto, come tutti i tormentoni. Il coro dei bimbi dona poco alla performance, Rocco Hunt si amalgama con i Boomdabash al punto da sembrare uno del gruppo e niente più. Ce li aspettiamo nella seconda metà della classifica in finale. Vederli più su sarebbe un mezzo scandalo.
Zen Circus con Brunori Sas: 8
Gli Zen Circus ci sono piaciuti sempre più, sera dopo sera, e anche stavolta non hanno steccato. Il brano è davvero bello, e Brunori Sas lo impreziosisce con il suo carisma da cantautore vecchio stampo, che interpreta con un’energia intellettuale il fiume di parole che compongono il testo. Unica pecca la presenza dei fiati quasi eccessiva dalla metà del brano in poi. Ma è questione di gusti.
Paola Turci con Beppe Fiorello: 4
Non ci siamo, purtroppo. Paola ci mette la consueta eleganza, ma non basta. La prima sera era andata bene, poi il tracollo. Ieri non solo lei non era in grande forma, ma non ha ricevuto nemmeno grande aiuto dal partner. L’esibizione di Beppe, che cantante non è, ci è parsa al limite dell’accettabile, e il suo spoken rappato quasi imbarazzante. Avrebbero fatto meglio a tentare una ruffianata alla Nek/Marcorè. Snaturarsi così non è mai una buona idea…
Anna Tatangelo con Syria: 7
Che brave! La canzone continua a non piacerci molto, ma con questo arrangiamento sobrio e signorile ha guadagnato punti. Anna poi ieri è stata spettacolare, concedendosi anche qualche preziosismo di puro talento. Syria ha completato l’opera con la sua classe e la sua espressività da attrice consumata. Avessero portato la canzone insieme si sarebbero giocate chance di podio.
Ex-Otago con Jack Savoretti: 5
E niente, nemmeno la voce virile di Jack riesce a dare una marcia in più a questo brano privo di sussulti degli Ex-Otago. Un minimo di energia in più c’è, ma vince ancora la banalità. Nella classifica finale sarebbe una sorpresa vederli più su del 15esimo posto.
Enrico Nigiotti con Paolo Jannacci: 6
Ci aveva promesso lacrime nella serata dei duetti, il buon Enrico. Purtroppo la sua esibizione è stata meno coinvolgente delle altre sere. Bravissimo invece Jannacci. Per metterlo più in risalto avrebbero dovuto scegliere però una versione priva di orchestra, solo piano e voce. Allora sì che il cuore si sarebbe sciolto…
Loredana Bertè con Irene Grandi: 9
Standing ovation meritatissima. La Loredana di questo Sanremo meriterebbe davvero la vittoria. Aggiungi al suo brano (sempre più convincente e coinvolgente) una voce, un carisma e una grinta come quelle di Irene Grandi, e allora siamo vicini al capolavoro. Che adrenalina!
Daniele Silvestri con Manuel Agnelli e Rancore: 9
Ma cosa vogliamo di più? Dopo la scarica estrema delle due signore, arriva il pezzo più bello di questo Sanremo e forse anche delle ultime… cinque edizioni, va, perché non si vuole esagerare. Al quadro teatrale, già completo, di Daniele e Rancore, si è aggiunto anche un eccellente Manuel. Giù il cappello. Meritano almeno un premio stasera!
Einar con Biondo e Sergio Sylvestre: 3
Se avete pensato di aver cambiato canale, ritrovandovi su ‘Il meglio e il peggio di Amici di Maria De Filippi‘, sappiate che è capitato anche a noi. Per il resto niente, aggiungere qualcosa sarebbe rischiare di sembrare cattivi. Diciamo solo che Sergio Sylvestre ci ha provato con la sua vocalità potente a salvare la baracca, senza riuscirci. Non era nemmeno stato annunciato tra i protagonisti dai duetti. Verrebbe da dire: ma chi te l’ha fatto fare, Sergio?
Simone Cristicchi con Ermal Meta: 6
Un’occasione mancata. Simone ci era piaciuto, la sua poesia in musica ti prende il cuore e te lo stritola. Ermal è bravo e ci mette tanto del suo. Stavolta però la magia funziona a metà. Ma per Cristicchi rimangono ampie chance di rifarsi stasera.
Nino D’Angelo e Livio Cori con i Sottotono: 7
Che metamorfosi! Il pezzo della coppia partenopea ci aveva intrigato inizialmente per poi deluderci nella seconda esibizione. Con Fish e Tormento ha però davvero cambiato marcia, in tutti i sensi. L’arrangiamento è stato sofisticato e moderno allo stesso tempo, e tutti gli artisti, anche il vituperato Livio, hanno dato il meglio di sé. Uno schiaffo morale per chi era già pronto a bocciarli a priori.
Achille Lauro e Morgan: 8
Un’esibizione così rock raramente si era vista sul palco dell’Ariston. Achille Lauro lo aveva promesso, e ha davvero mantenuto la parola. Ha voluto dimostrare che dietro la trap può esserci anche un talento da rockstar. Essere intonati? Roba da vecchi. Sia lui che Boss Doms hanno convinto, guadagnandosi un 7… che è diventato 8 per l’operato di Morgan, il deus ex machina di questa performance senza freni! Le signore delle prime file saranno ancora scandalizzate… quindi missione compiuta per Lauro e il suo team.
FONTE FOTO: https://www.facebook.com/mottaufficiale/